Domenica 30 marzo, in occasione della sfida di campionato contro la Juventus, mister Elia Pavesi ha raggiunto quota 150 presenze sulla panchina della Cremonese Primavera. Giunto all’ombra del Torrazzo nella stagione 2020-21, il tecnico classe 1976 ha vissuto diverse stagioni intense con i giovani grigiorossi, dalla finale playoff con il Lecce del 2021 alla splendida cavalcata del 2023-24, che ha visto la Cremo tornare nel massimo livello del calcio giovanile. Oggi, con 37 punti raccolti nelle prime 31 giornate, capitan Lordkipanidze e compagni sono in piena corsa per la salvezza. Oltre a quello sportivo, l’obiettivo di mister Pavesi e di tutto il Settore Giovanile grigiorosso è quello di creare valore per la Cremonese, formando i ragazzi a livello tecnico e soprattutto umano.
Dall’esordio in panchina nella sfida di Coppa contro il Parma a quella contro la Juventus dello scorso weekend: un lungo viaggio che l’ha portata a quota 150. Se lo aspettava?
“Non sono uno che sta particolarmente attento ai numeri, quindi scoprirlo mi ha fatto un certo effetto. Parliamo di un viaggio lungo 5 anni che credo di aver vissuto appieno, dato che non ho mai saltato una partita per squalifica o altri motivi. Il mio arrivo è coinciso con una stagione molto particolare, nella quale si stava ancora combattendo il Covid: le incertezze erano tante per tutti, dalla società ai giocatori e lo staff. Ripensare da dove siamo partiti e le avversarie che affrontavamo all’inizio e vedere invece cosa ci stiamo giocando oggi fa effetto. Al di là delle aspettative iniziali, ogni stagione ha vita propria e porta verso una certa strada, ma sicuramente in questi anni qualcosa è cambiato e credo che sia nato un rapporto sempre più profondo”.
In questi anni le è mai capitato di riflettere sul percorso che sta vivendo qui a Cremona?
“Le riflessioni sono costanti: c’è un mix di emozioni, sensazioni e orgoglio per aver raggiunto questo traguardo che credo simboleggi il rapporto di stima e fiducia che si è creato. E poi nel quotidiano facciamo migliaia di valutazioni sul percorso che stiamo vivendo, sia a livello collettivo che individuale”.
Ci sono dei momenti particolari che porta nel cuore?
“Ogni stagione è talmente ricca che citarne uno solo è difficile. Lavoriamo con ragazzi in costante evoluzione, quindi si impara sempre qualcosa di nuovo e di riflesso anche noi cresciamo e impariamo costantemente. Il primo anno è stato quello in cui ci siamo scoperti e conosciuti, ritrovandoci a giocare una finale playoff: alcuni giocatori hanno fatto percorsi diversi e oggi magari giocano tra i grandi in altre piazze, ma il piacere di averli accompagnati e aiutati nel costruire la propria strada resta invariato. Nelle due stagioni successive abbiamo ottenuto risultati importanti, con alcuni elementi che hanno firmato contratti da professionisti e si sono allenati con la prima squadra gratificando il lavoro fatto insieme. Fino ad arrivare all’ultimo anno e mezzo, un periodo di rincorsa e consapevolezza che dimostra le potenzialità di un Settore Giovanile in cui tutti danno il proprio contributo occupandosi dei ragazzi a 360°”.
I festeggiamenti del 30 marzo 2024 sono sicuramente tra i ricordi più emozionanti…
“Sì, senza dubbio quelli a cui è più facile pensare. Mi riferisco anche all’emozione del direttore generale Armenia a Parma nell’immediato post partita e alla visita del Cavalier Arvedi a tutta la squadra per fare le sue congratulazioni. Vedere la gioia e la soddisfazione nei loro occhi dimostra l’attaccamento che c’è nei confronti della nostra realtà, e non è assolutamente scontato”.
Prima parlava dell’importanza dell’intero sistema Settore Giovanile. Come è cambiato nel tempo il suo rapporto con i vari staff?
“Il Settore Giovanile è una famiglia: ci conosciamo, ci frequentiamo, condividiamo lo spogliatoio… C’è una quotidianità diversa rispetto alla prima squadra e questo aspetto è fondamentale. Dove non arriva uno arriva l’altro: un esempio può essere il consiglio di un allenatore riguardo un ragazzo che ha avuto negli anni passati e del quale conosce più sfumature rispetto ad un tecnico che lo ha appena conosciuto. Avere questo rapporto è una forma di aggiornamento e di confronto che ci aiuta nel lavoro di tutti i giorni, a livello umano e tecnico. Credo sia un tratto distintivo del nostro Settore Giovanile, che cerca di mettere a disposizione dei ragazzi tutte le competenze e tutte le attenzioni possibili”.
Dal 2020 ad oggi ha avuto a che fare con più di 100 ragazzi, vivendo più cicli. Cosa significa lavorare in un contesto del genere?
“Sicuramente serve una grande disponibilità al cambiamento, perché di anno in anno si riparte da zero o comunque cambiano la rosa e le caratteristiche che si avevano a disposizione prima. È allo stesso tempo il bello e il brutto del nostro lavoro, che ti costringe a reinvertarti continuamente. Quest’anno, grazie al nuovo regolamento della Primavera, abbiamo potuto proseguire nel percorso fatto sin qui con tanti giocatori, ma ci sono sempre delle novità. Una delle sfide più difficili è trovare la chiave comunicativa con ragazzi diversi tra loro, ognuno con una propria specificità ed esperienze di vita diverse: sono fattori difficili da gestire, ma che non vanno assolutamente trascurati”.
Sono diversi i giovani allenati da lei che giocano tra i professionisti. Che impressione le fa?
“È bello e significativo. Non solo nei miei confronti, ma anche per la Cremonese che ha permesso loro di crescere, sfruttare le strutture e imparare tanto. Mi rende orgoglioso vedere che le amicizie rimangono, incontrarli significa vederli ripassare da casa più maturi, con degli occhi diversi. Contro la Juventus c’era Agazzi (portiere grigiorosso in prestito all’Alcione in Serie C, ndr), che è venuto a vedere e tifare per i suoi ex compagni. Fare esperienza è fondamentale e ognuno ha i suoi tempi: ci sono ragazzi che hanno bisogno di fare step intermedi e altri come Stuckler che forse sta rendendo anche oltre le aspettative”.
Alcuni dei suoi giovani hanno avuto l’opportunità di lavorare con la prima squadra anche in questa stagione…
“Sì, e la nostra fortuna è che non sono chiamati per fare semplice presenza ma anzi vengono coinvolti e seguiti con attenzione. Spesso mi parlano dei consigli che hanno ricevuto sia dallo staff di mister Stroppa che dai giocatori. Significa che c’è un interesse reale verso la crescita dei ragazzi, ed è questo il vero step in avanti: la mentalità, il sapere che al netto dei valori atletici e tecnici fuori dal Settore Giovanile c’è un mare aperto che va conosciuto. I ragazzi hanno bisogno di trovare un contesto che li coinvolge, li corregge e che esige da loro il necessario per poi affrontare il calcio degli adulti”.
Come avete vissuto l’impatto con la Primavera 1?
“Il salto di categoria ha richiesto un grande cambiamento a livello organizzativo, ma ci siamo fatti trovare pronti grazie all’ottimo lavoro di tutti. In questi casi però ci sono anche da considerare alcuni aspetti che riguardano direttamente i ragazzi: cambiano il campionato di appartenenza, le loro aspettative e, ad esempio, il loro valore in termini puramente numerici. Sembrano temi nascosti, ma sono anche quelli più impattanti. Abbiamo voluto farci trovare pronti anche a livello psicologico, consapevoli che ci sarebbero stati il momento dell’entusiasmo, quello della paura e quello della fiducia. Questa esperienza ci ha messo davanti a nuove sfide, che stiamo cercando di affrontare quotidianamente con tutti gli strumenti che abbiamo a disposizione. Così come il far capire che ci si può giocare le proprie chance con le proprie caratteristiche”.
In questi mesi la squadra è cambiata anche tatticamente. Ci racconta questa evoluzione?
“Ciò che è cambiato meno sono i principi base, nei quali io e il mio gruppo di lavoro crediamo molto e che sono legati alla tattica individuale. A cambiare è l’interpretazione collettiva: ad inizio stagione abbiamo cercato di dare continuità a quanto fatto lo scorso anno, seppur con qualche modifica, per avere certezze alle quali aggrapparci e reggere l’urto del campionato. Con il passare del tempo sono cambiate tante condizioni, gli avversari ci hanno conosciuto più approfonditamente e viceversa. Abbiamo quindi dovuto trovare nuovi accorgimenti, anche perché nel girone di ritorno le gare sono parecchio diverse rispetto all’andata e c’è una classifica da tenere d’occhio. Le nostre scelte vanno in quella direzione, dato che la permanenza in questa categoria rappresenterebbe uno step importante per la crescita della Primavera e di tutto il Settore Giovanile”.
Mancano 7 giornate al termine del campionato. Che finale si aspetta?
“Siamo entrati in una fase in cui non c’è nulla di scontato. Dobbiamo continuare prestando attenzione al nostro percorso di crescita, consapevoli che dovremo battagliare fino alla fine. Ci siamo costruiti una classifica che ci mette nelle condizioni di centrare questo traguardo e servirà fare di tutto per raggiungere il nostro obiettivo. A prescindere dall’avversario, bisogna affrontare ogni sfida con la massima fiducia nei propri mezzi: sin qui è sempre stato così, forse ad eccezione della trasferta contro la Lazio del girone d’andata. Andiamo avanti con la consapevolezza e gli stimoli giusti”.
Autore: Stefano Bentivogli / Twitter: @sbentivogli10
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